Di Milena Mantovani
Uno spazio realizzato da Avulss Mantovana come percorso di integrazione linguistica rivolto a persone non di origine italiana
Avulss Mantovana, nata nel febbraio 2005, opera sul territorio della provincia in ambito sociosanitario: negli ospedali, nelle RSA, negli ospedali di comunità e con la progettazione e la realizzazione di per-corsi di integrazione linguistica rivolti a persone non di origine italiana. Questi percorsi, che tra noi volontari chiamiamo semplicemente laboratori linguistici, sono presenti da molti anni a Lunetta (Mantova) e più recentemente anche a Cerese (Borgo Virgilio), a Bozzolo e a Curtatone presso Casa del Sole.
Insieme a Maurizio Dragoni, Marta Farolfi, Franco Monfardini e Maria Tosi, svolgo il mio volontariato a Cerese nel quadro di un laboratorio linguistico che è stato creato grazie alla proficua collaborazione tra Avulss Mantovana e il Comune di Borgo Virgilio: Avulss ha messo in campo l'operato dei volontari guidati dalle dottoresse Paola Aleotti e Elena Zuccati, rispettivamente responsabile culturale e vicepresidente dell'associazione, mentre il Comune ha messo a disposizione i locali in cui avvengono le attività didattiche, nonché la rete di contatti con le famiglie straniere residenti nel Comune stesso.
Scopo del laboratorio è innanzitutto offrire alle persone immigrate quegli strumenti linguistici essenziali che permettono loro di comprendere e di farsi comprendere nelle situazioni della vita quotidiana. Inoltre, il laboratorio ha la finalità di promuovere l'integrazione delle famiglie straniere.
Questo è per me il concetto fondamentale a cui ancorare il mio volontariato: il sentire l'altro, gli stati d'animo, le emozioni e i bisogni, percepire insomma quella connessione empatica che, quando si realizza, può offrire doni insperati e di straordinario valore. Ed è questo che è accadu- to durante uno degli incontri del laboratorio linguistico di Cerese.
Un giorno la signora Maria non era impegnata in attività di baby-sitter e così si era seduta accanto a Tayna, di origine brasiliana, e le aveva chiesto con sincero interesse: «Perché sei venuta in Italia?». Tayna aveva risposto che, insieme al marito, aveva fatto quella scelta per garantire ai pro- pri figli un futuro migliore e in particolare un percorso scolastico meglio strutturato. Poi Tayna e io eravamo rimaste da sole: io l'avevo invitata a dire ciò che rappresentava per lei il Brasile. Mentre lei parlava, avevo visto nei suoi occhi una vena di struggente malinconia e a mia volta avevo pronunciato una delle pochissime parole che conosco in portoghese "saudade", che esprime un sentimento affine alla nostalgia e alla malinconia. Lei aveva ripetuto la parola "saudade" e aveva aggiunto con forza: "Eh... sì!" per farmi capire che parlare del Brasile suscitava in lei la nostalgia del Paese in cui affondavano le sue radici, a cui era collegato il ricordo delle persone amate e lontane. Mentre diceva quelle poche parole, il suo volto, poco prima velato di tristezza, si era rivestito di luce. Percepivo che la luce del suo volto veniva dal sentirsi profondamente compresa, dal sentire che la sua vicenda personale era ascoltata. È stato per me il momento più toccante di tutta l'attività del laboratorio.
Durante l'incontro successivo, ciò che era emerso è stato didattizzato sotto forma di lessico: verbi, sostantivi e aggettivi relativi ai sentimenti, alle emozioni e agli stati d'animo. Ma nulla mi appare come più denso di significato e come più alto in termini di esperienza di vita dell'aver istaurato una relazione di fiducia e di rispetto reciproci.